STORIA DI FAUGLIA E DEI CENTRI MINORI

Fauglia

Nella prima metà dell’Ottocento il centro doveva apparire formato da borghetti o gruppi di case separati da campi e orti. Successivamente questi borghi vennero riuniti e il paese assunse la conformazione attuale, venne inoltre ingrandita la strada centrale e vennero formate due piazze.
A sud del paese si trova il cimitero, costruito nei primi dell’Ottocento sotto la dominazione francese; poco più avanti si scorgono i ruderi di uno dei più antichi edifici di Fauglia, la chiesa di san Lorenzo martire e del campanile. La chiesa venne costruita fra il Quattrocento e il Cinquecento ed eretta pieve nel 1635; nel 1716 venne ingrandita e rafforzata. Nel 1846 un sisma la danneggiò, che dopo una ristrutturazione fu ridotta a cappella della confraternita. Il sisma danneggiò anche l’annessa canonica che divenne poi la casa padronale. La chiesa è riportata nell’elenco stilato nel 1921 dal ministero dei beni monumentali per la provincia di Pisa. Nel 1954 la vecchia chiesa venne demolita.
Il campanile della vecchia chiesa è rimasto invece integro; la sua costruzione risale al 1648, un’ulteriore sistemazione venne effettuata nel 1759. L’attuale conformazione risale ai restauri ultimati nel 1910 in cui furono eliminati i contrafforti posti come rinforzo quando le campane erano ancora in uso; durante l’opera di restauro vennero ripristinati i cornicioni e le cornici distrutti dal tempo; il campanile si imposta su una base quadrata, forma che mantiene per due terzi dell’altezza totale, vi è poi una fascia costituita da arcate sopra le quali la torre campanaria riparte assumendo una forma ottagonale. L’edificio si conclude con una cupola.
Proseguendo la strada cha dal cimitero porta al centro si trova la Villa detta “il Poggio”, villa che alcuni ritengono sia stata costruita su un’altra preesistente o su un aggregato urbano di piccole dimensioni, ad avvalorare questa tesi contribuisce la fisionomia del sito quale il borghetto chiuso, a cui si accedeva tramite una ripida stradaiola; del toponimo “Il Poggio” si hanno notizie del catasto del 1556, nel quale è riportato che in detta località vi erano tre case di contadini. La villa agli inizi del Novecento apparteneva ai Conti di Livorno, già dei Sebastiani di Bologna che dal Poggio presero il nome di Poggesi. Presso la stradina che portava al Poggio esisteva un piccolo oratorio distrutto dai conti di Livorno.
Sulla strada si trovava inoltre un casolare, oggi distrutto, che apparteneva ai frati di San Nicola da cui prese il nome. Sulla strada che conduce a Montalto vi si trovava il chiesino dei Neri, piccolo oratorio situato sul cortile del villino Borghini eretto dal pievano Cesere Neri nel 1639 e distrutto nel 1953. Il villino Borghini dal 1949 ospita le scuole elementari e medie.
A breve distanza, sulla strada principale di Fauglia si trova la villa Casarosa detta anche “Poggio ai venti”. La villa venne costruita dai del Corda, all’edificio di forma quadrangolare si accede tramite una scala esterna a due rampe, sulla facciata compare lo stemma dei del Corda rappresentante un grifone alato tra due figure muliebri, la composizione è sormontata da un elmo con pennacchio.
Proseguendo si trova il grande piazzale di San Lorenzo che mostra due piazze separate dall’edificio della nuova chiesa parrocchiale di San Lorenzo costruita dall’ingegner Arturo conti di Livorno nel 1864.
Sulla piazza con la facciata rivolta verso la strada esisteva la chiesa Nuova, costruita nel Settecento e demolita nel 1870 dopo l’erezione dell’attuale chiesa di S. Lorenzo.
Proseguendo per la strada si incontra la Piazza del Mercato, denominata un tempo Piazza della Tana, qui vi si svolgeva il mercato, in essa vi erano le buche per la conservazione dei cereali, una delle quali coperta con il plexiglas è ancora oggi visibile al centro della piazza. Un tempo questo piccolo spazio era ricoperto da un loggiato la cui costruzione risalirebbe al 1790, integrato da un altro loggiato, costruito su disegno dell’ingegner Caluri, sopra cui si innalza la torre dell’orologio pubblico. La seconda loggia venne successivamente chiusa e dopo ulteriori modifiche adibita a teatro civico; l’intero edificio venne ricostruito nel 1940 e adibito a fondo commerciale.
Sulla piazza Trento e Trieste vi è l’edificio comunale, costruito nel 1874; un tempo conteneva oltre che le strutture comunali anche la Pretura, la caserma dei carabinieri e le carceri, la posta, il telegrafo e le scuole. Nella parte settentrionale dell’edificio esisteva originariamente la chiesa di Santa Croce, che dopo la sconsacrazione del 1785 in seguito della soppressione degli ordini religiosi emanata da Pietro Leopoldo I, venne nel 1787 prima destinata a sala per le adunanze civili, poi a scuola comunale, e infine ad abitazione comunale. Nella parte settentrionale del paese, sempre sul corso principale, sulla sommità di un colle vi è la villa Joanason, già villa Giustiniani, e le ville Pieri.

Acciaiolo

Frazione del comune di recente costruzione, assorbe le pur modeste iniziative del capoluogo della Val d’Isola, soprattutto per la sua vicinanza alla più importanti vie di comunicazione: la ferrovia Pisa-Collesalvetti-Cecina e la via Emilia. Nel 1961 aveva 126 abitanti.

Casaferri

Il toponimo “casa” è assai frequente nella Toscana settentrionale; in questo caso, presentandosi seguito da quello che sembrerebbe un cognome dovrebbe trattarsi di una forma piuttosto recente. Con la radice “casa” si indica per lo più un tipo di insediamento sparso; in questo caso identifica un piccolo centro agricolo sulla strada che da Fauglia conduce nel piano, verso sud, connotato da poche unità abitative, divenuto in seguito punto di riferimento perché posto proprio lungo una strada. Nel 1951 contava 158 abitanti, nel 1561 ne contava 166.

Casa Rossa

Anche in questo caso il toponimo ha un’origine recente, visto che il nome fu assunto dal 1780 da una più antica tenuta di Farneta o piazza Farneta. La radice è comunque quella del toponimo identificamene un centro contraddistinto da poche o da una sola unità abitativa.

Colle Pinzato o Colle Pinzati

Il toponimo deriva dal termine di rilievo “colle”; una delle prime versioni del toponimo presenta la denominazione del secondo termine “Pintioli”, si potrebbe quindi trattare di un nome prediale e non di un riferimento alla forma del sito. Il toponimo si riferisce ad una località in val di Tora, nella zona di Luciana, probabilmente corrispondente appunto al “Casale Pintioli” di cui si ha traccia in documenti a partire dal 909.

Farneta o Piazza Farneta

Il toponimo “Farneta” fa parte del gruppo derivante dalla vegetazione, rifacendosi alla farnia, o quercius peduncolata, assai diffuso proprio nella forma di “Farneta. Per quanto riguarda questa specifica localizzazione c’è da dire che la farnia ha rivestito i colli di questa zona fino al 1780.
Il toponimo si riferisce oggi ad una tenuta, un tempo dei Gaetani, situata sulla riva destra del Tora e della via Emilia, tra torretta Castell’Anselmo e Luciana, comprendente un tempo anche le località di Chieasaccia e Sassicaia.
Ferneta compare negli Statuti Pisani del 1286 a proposito di un mercato che si celebrava ogni prima domenica del mese nella piazza San Lorenzo, unitamente ad una fiera che durava otto giorni a partire dal giorno di San Lorenzo.
Nel 1415, sotto la denominazione fiorentina, Piazza Farneta risulta soggetta alla podesteria di Rosignano ed al vicariato di Lari. Il piccolo villaggio doveva essere costruito da due casali, dei quali uno doveva aver generato il toponimo “chiesaccia” attribuito poi alla casa colonica qui costruita, secondo il Mariti, anche con materiali provenienti dalla chiesa stessa, e l’altro poggetto a sud, detto “Poggio ai venti”, fino alla via detta dei Fabbri che congiungeva il sito che doveva accogliere la chiesa con la località detta “Bergamagnana”. Il borgo scomparve probabilmente nel XV° secolo.
Sgrilli di Livorno vi impiantò nel XIX° secolo una vasta coltivazione agricola, cambiando il nome della località in Casa Rossa.

Luciana

Importante frazione del comune di Faglia, il cui nome prediale deriverebbe probabilmente dai “Luci” coltivatori latini della zona. Antico patronato dei Gaetani di Pisa, anche Luciana sarebbe stata sottoposta al dominio fiorentino il 20 Ottobre 1406; con le riforme amministrative granducali del 1776 la comunità venne a far parte della podesteria di Rosignano e della Cancelleria di Lari.
Luciana subì gravi danni col terremoto del 14 Agosto 1846. La sua attuale chiesa, intitolata a Santa Lucia, risale al 1740 e fu eretta un po’ più in basso rispetto alla sua omonima più antica risalente probabilmente al XIII° secolo.
Una seconda chiesa, poco lontana da quella parrocchiale, veniva usata all’inizio del secolo come chiesa “ad uso di Compagnia”.
Nel paese esiste una villa Rosselmini, gia Poggibonsi di Pisa e poi Malenchini, nel cui giardino sono conservate molte pietre militari della vicina via Emilia.
Il numero degli abitanti salì progressivamente da 63 del 1881 a 869, per poi ridiscendere nuovamente fino a 201 del 1961.

Fondo la Grotta

Località della frazione di Luciana, censita con 52 abitanti nel 1951 a con 65 nel 1961

Montalto

Il toponimo deriva da un termine di rilievo con riferimento immediato a “monte”. Il borgo così denominato, si trova sulla strada che da Fauglia porta a Tremoleto, risulta tra le località confermate dalla Repubblica di Pisa dal diploma di Federico II del 4 Novembre 1220 e da quelli del 25 Maggio 1504 di Carlo V.
Vi si trova una rocca o castello di cui è rimasto il nome nella località detta “il castellaccio” e dunque connotata da una fortificazione in rovina ancora all’inizio del secolo e probabilmente identificabile con Montalto Vecchio; parlando di Montalto Rispetti definisce tale castello come “dirupo”.
La località doveva rivestire una certa importanza se il Rampolli, descrivendo Fauglia, afferma essere quest’ultima poco distante dalle rovine del castello di Montalto, segno evidente del fatto che il sito dovesse essere degno di nota all’epoca della compilazione del dizionario.
Il Bocci, alla luce di antiche carte topografiche, suppone per il castello una forma esagonale, con una lunghezza pari a 55 metri e una larghezza di 50 metri.
A detta del Mariti, che ne visitò le rovine, al luogo detto “i Merli” doveva corrispondere una torre od una muraglia difensiva. Malgrado ciò il castello non risulta aver preso parte alle battaglie. Probabilmente la fortificazione poteva essere compresa nell’apparato difensivo del castello di San Regolo.
La Chiesa di Montalto è dedicata a S. Maria e risulta citata in una serie di documenti che vanno dal 1015 al 1117, nelle cui fondamenta vennero trovati dei resti intorno al 1859; della chiesa si ha una traccia documentaria anche da un capitolo dello Statuto pisano del 1286. Nel 1343 le strutture murarie versavano in cattivo stato, la chiesa venne con tutta probabilità soppressa dopo il Cinquecento, in quanto si ha notizia nel 1597 di una lite tra la comunità di Montalto ed il Vescovo di Lucca per la Chiesa.
Nel 1406 gli abitanti firmarono la loro sottomissione a Firenze e furono assoggettati alla podesteria di Rosignano ed al Vicariato di Lari. La comunità ebbe statuti propri dal 1570. fu comune autonomo fino al 1776.
La villa, di Montalto di Guido Bellomini, passò ai del Testa del Tignoso e poi, dal 1817 ai Prini, anch’essi nobili pisani. All’inizio del secolo subì ingrandimenti e restauri.
Dal censimento del 1491 gli abitanti consistevano in cinque famiglie e venti persone di età superiore ai 18 anni; nel 1788 all’epoca della visita del Mariti, era salita a 150 abitanti.

Postignano

Nei primi anni del Novecento esistevano due borghi denominati rispettivamente Postignano vecchio e Postignano nuovo. Oggi comprende un piccolo agglomerato di poche coloniche intorno ad una villa-fattoria ottocentesca, di proprietà Simoneschi, forse corrispondente all’antico “Postignano vecchio” ai primi del Novecento di proprietà Giustiniani, poi Rosselmini,che non risulta ulteriormente specificato.
A detta del Repetti, Postignano vecchio avrebbe potuto corrispondere al monastero con annesso cimitero situato sulla piccola collina, più a levante dell’attuale villa Simoneschi, dove oggi è visibile solo un’antica casa colonica e di cui tuttavia non si ha traccia documentaria. L’antichità dei materiali utilizzati per la costruzione degli edifici non esclude che, per il nuovo impianto si siano tratti materiali da edifici preesistenti, magari anche dalla stessa chiesa di S. Andrea apostolo, che si trovava a poca distanza dal casale nel territorio che agli inizi del secolo corrispondeva alla proprietà della signora Teresa Rosselmini, le vicende di questa chiesa sono contrassegnate da una serie di restauri non fatti, di finanziamenti insufficienti e tuttavia costanti, in contraddizione, peraltro, con il fatto che detta chiesa venne soppressa nel 15138 e riunita alla pieve di Luciana; dal registro dei partiti di Postignano infatti sappiamo di una serie di stanziamenti per il recupero della chiesa, finché dal 1661 in poi non se ne ha più notizia; dopo il 1692 i beni di Postignano vennero allivellati dalla chiesa di Luciana.
Nel territorio di Postignano ebbe anche possessi Cosimo II de’ Medici, che passarono poi al duca Altemps.
Il fatto che la data dell’atto di sottomissione di Postignano al principato fiorentino corrisponda al 26 Ottobre 1406, nella stessa data in cui si ha una prima sottomissione del castello di Santo Regolo, può indurre a pensare che la località detta a fine Ottocento “la Ripa”, soprannominata anche “il Castellaccio” le Muracce”, dovesse ospitare uno di quegli avamposti di guardia che sorvegliava la strada di accesso della fortificazione stessa. A detta del Bocci, dal momento che in quella zona vennero scavate le fondamenta per la costruzione di un mulino a vento, vennero alla luce le fondazioni di un’antica struttura difensiva, il basamento di una torre quadrata con i muri il cui spessore variava dagli 88 cm al 1,50 metri.

Pugnano

In Val di Tora, già nel pievanato di Tripalle, nella più fertile zona della Val d’Isola, borgo abitato fin dai tempi remotissimi col nome di “Apuania”, a cui si riferiscono i documenti a partire dal 728.
Il Mariti suppone che tutta la Val d’Isola fosse molto popolata; tale considerazione può peraltro essere avvallata dalla grande quantità di strade antiche che garantivano una serie di collegamenti del centro con Montalto e Grecciano, attraverso la via del Castagno che percorreva l’area a destra del fiume Isola e che consentiva anche il contratto con Fauglia da un lato a con Cenaia dall’altro, nonché con Meleto e con Valtriano attraverso il percorso dalla via omonima.
Vi si doveva trovare, a partire dall’epoca del documento sopra citato, un monastero, che sarebbe stato fondato nel 714 e a cui sarebbe stata annessa la chiesa dedicata a san Michele, di cui non si hanno più tracce dopo il IX° secolo. Una chiesa di Pugnano dedicata a San Pietro, risulta esistente dall’VIII secolo, ma definita “abbracciata” in un documento dell’809. Da un documento dell’821 si ha notizia di un altro oratorio, edificato un secolo prima dal prete Sudipreto, dedicata a San Quirico e nominata in una bolla di Celestino III nel 1193. Un’altra compare nel catalogo delle diocesi di Lucca del 1260, quella di San Giusto di cui non si hanno più tracce.
È probabile che le chiese su citate siano scomparse durante il periodo della guerra tra Pisa e Firenze, nel corso della quale le scorrerie furono frequenti, particolarmente grave fu quella del 1363, quando i fiorentini devastarono tutta la campagna compresa tra Pugnano ed il Fosso Armonico allo scopo di bloccare gli approvvigionamenti alla truppe e alla città rivale.
Quando Pugnano cadde sotto la dominazione fiorentina entrò a far parte della comunità di Valtriano; nel 1669 questo comune compare unito a quelli di Santo Regolo e Luciana. Con un contratto del 1 ottobre 1688 il comune di Fauglia concesse in affitto allo Scrittoio delle Regie Possessioni il pascolo nella tenuta di Pugnano.
Nel 1776 con le riforme amministrative granducali viene annesso a Fauglia col titolo di Comunità di Pugnano, Santo Regolo e Luciana. Oggi è un nucleo abitato della frazione di Valtriano, ed è costituito da un discreto numero di case coloniche architettonicamente interessanti.

San Giovanni in Val d’Isola

Antica ed importante pieve ormai scomparsa, era situata sulla strada che da Montalto va a Crespina, sulla riva sinistra del torrente Isola, la sua antica dislocazione é forse da rinvenire in una casa colonica che presenta complesse strutture architettoniche.

Santo Regolo

In Val di Tora, a nord della via Emilia, sulla strada che da questa arteria conduce a Fauglia, esisteva un antico castello che diede il nome alla chiesa di Santo Regolo del prievere di Scontriano.
Negli Statuti pisani del 1286 si fa menzione del mercato mensile che vi si teneva e della fiera annuale del giorno di San Lorenzo. Il borgo sorse attorno ad un castello che occupava il poggio più elevato i cui resti erano ancora visibili alla fine del Settecento. Da una descrizione riportata dal Mariti, si poteva individuare una figura quadrata larga 36 metri e lunga 41 metri circa, le mura avevano uno spessore di 97 cm ed erano costituite da pietre di forma squadrata, all’interno della fortificazione era visibile una cisterna; vi erano tracce di buche per il grano, nelle quali venne rinvenuto agli inizi del Settecento del granturco; grande era inoltre la quantità di scheletri umani rinvenuti in varie epoche, di pale in ferro e vari tipi di armi.
Nel castello vi risiedeva in pianta stabile il Capitano di Guerra, figura rivestita nel 1371 da Michele Visconti.
Nel 1406 Santo Regolo firmò la resa con i fiorentini, che non ne trascurarono mai l’importanza strategica, come dimostrano i frequenti scontri che questi sostennero con i pisani, che solo alla fine del Quattrocento persero definitivamente il loro possesso; a distanza di qualche tempo dalla drammatica battaglia che trasse il nome dalla località in cui ebbe luogo e che aveva visto la disfatta dei fiorentini. L’importanza del castello, riconquistato nel 1496 grazie all’intervento dell’artiglieria, derivava dalla sua posizione dominante la valle di Monella, del Tora e della Fiocina, superiore tra l’altro agli altri castelli posti nelle vicinanze e presidiato da tre torri, una probabilmente presso il luogo detto “Poggio alla Guardia” che dominava la strada maremmana, l’altra presso Postignano vecchio nel luogo detto “la Ripa” ed il “Castellaccio”dominante la valle del Tora nel suo corso inferiore, ed infine quella nel luogo detto “il Merlo” che ne controllava il percorso superiore.
Questa situazione geografica, insieme all’efficiente apparato difensivo, consentiva da una parte la salvaguardia delle granaglie entro un perimetro fortificato garantendo l’approvvigionamento delle truppe, dall’altra una via d’accesso dei carri dei vettovagliamenti sicura oltre che comoda sia dalla parte di Pontedera che da quella di Livorno. Al tempo del Repetti, dell’apparato difensivo rimaneva solamente qualche rudere del cassero.
Con l’estinguersi della casta pisana, che dalla località aveva tratto il proprio cognome, nel Cinquecento in un “ribelle”, il patrimonio di Cosimo I fu devoluto in parte al fisco e in parte donato alla famiglia Rosselmini di Pisa; la parte devoluta al fisco divenne la Reale Fattoria di Santo Regolo che nella seconda metà del Settecento venne affittata, insieme alle fattorie granducali di Collesalvetti, Casabianca e Nugola, ed infine venduta.
Nel Settecento la villa di Santo Regolo era di proprietà di Luigi Sgrilli, che vi installò opifici e manifatture; tuttavia l’azienda più estesa rimaneva la fattoria granducale: con la riforma lorenese del 1176 la comunità di Santo Regolo venne a far parte del territorio di Fauglia.
In Santo Regolo ebbero i loro possessi anche la famiglia dei Gaetani.

Valtriano

Il nome non pare derivare dall’antica pieve di Triana, in quanto si trattava dell’edificio religioso assai distante dalla località in oggetto.
Il monastero di San Paolo in Ripa d’Arno risulta essere in possesso fino al 1116 di beni, incrementati poi fra gli anni 1274 ed il 1281 con una vera e propria campagna d’acquisti; in questo stesso secolo la località divenne fattoria dei monaci vallombriosiani, mantenendo la dipendenza dall’abbazia di San Paolo in Ripa d’Arno.
Nel 1370, l’abate, intimorito dalle frazioni che regnavano nelle città, e dagli eserciti che vagavano per la campagna, chiese di edificare una fortezza in luogo “ubi dicitur Valtriano”, per rifugio degli abitanti, cingendo di mura le case e la torre di proprietà dell’ente. Dopo il sopralluogo della commissione eletta appositamente per valutare il sito, il comune di Pisa concesse l’autorizzazione. Dai documenti presenti nell’archivio di Stato di Pisa, è possibile ricavare le dimensioni della fortificazione: 10 pertiche di larghezza e 15 di lunghezza, munito di torre, circondato da un muro e protetto da un fossato attorno a cui erano stati costruiti dei parapetti. Dopo l’edificazione della fortezza assistiamo ad un’ulteriore campagna di acquisti da parte dell’abbazia, concentrata tra gli anni 1376 e 1386, che porta all’acquisizione di quaranta nuovi appezzamenti; tutto ciò, insieme al fatto che l’abate si era accollato l’ingente onere pari alla metà del costo della fortificazione, lascia supporre che lo scopo finale di tutta l’operazione, oltre a quello propriamente difensivo, fosse quello di attirare manodopera da destinarsi ai lavori nei possedimenti dell’ente dai comuni vicini; Ciò non deve stupire; dopo il XV° secolo infatti la politica economica dell’abbazia mirerà ad un processo di ricomposizione fondiaria poderale, nell’ambito territoriale più vasto di tutti i possessi acquisiti nel corso del secoli.
Nel Cinquecento, Valtriano fu proprietà laica, prima dei Grifoni di Firenze, poi dei Papanti, successivamente traxler, infine degli eredi Morelli e dei Gotti-Porcinari.
Nel 1551 Valtriano è rammentato come facente parte della bandita granducale, istituita nella zona dal 1549 al 1612. Nel Sei-Settecento la località è ricordata con il nome di “colmata di Valtriano”.
L’attuale chiesa fu costruita nel 1831.
Oggi Valtriano con Pugnano e Cenaia, è al centro di una vasta zona agricola di grande prosperità, ricca di numerose case coloniche caratterizzate dall’orientamento a sud e da lunghi casoni contraddistinti da due bracci avanzati, in altri da agglomerati quadrilateri. Le denominazione Variano è stata attribuita, fin dagli anni ’60, ad una fattoria nel piano, in quanto secondo il Bocci la rocca o castello dovrebbe corrispondere alla casa colonica un tempo di proprietà Martini.