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CHIESA S.LUCIA

La storia della Chiesa di S. Lucia a Luciana affonda le sue radici nell’epoca medioevale quando – par la sua specifica collocazione geografica su un ‘altura – era una cittadina strategica per l’intera area. Situata lungo la Via Emilia, che vide fiorire ai suoi lati, nei primi secoli dell’era Cristiana, numerose colonie e villaggi, la zona di Luciana recepì, sin dai primissimi secoli, il messaggio del Vangelo trasportato dalla voce e dalla testimonianza degli Apostoli e dei cristiani. E’ noto, infatti, che il Cristianesimo si diffuse prima nelle città situate lungo le vie consolari o vicino ai porti. La prima notizia certa dell’esistenza della Chiesa di Santa Lucia a Luciana si ha da un elenco di Chiese Pisane redatto nel 1227. In questo elenco la Chiesa di Santa Lucia è ricordata tra le Chiese Pisane soggette alla Pieve di San Giovanni in Scotriano (presso Orciano), insieme alla Chiesa di San Giusto e di San Biagio a Saletto, di San Pietro e di San Martino a Pagliana, di Santo Regolo a Santo Regolo e di San Lorenzo in Aula (Vallitri). Tutte queste Chiese oggi sono scomparse. L’antica Chiesa di Luciana, dedicata a Santa Lucia da tempo immemorabile, era situata sulla parte sinistra della Chiesa attuale, sulla sommità più elevata del colle. Aveva una forma quasi quadrata di circa 10 metri di lato ed era provvista di un semplice campanile a parete. Di questa Chiesa, dopo la sua demolizione, non è rimasto assolutamente nulla, dato che anche le pietre furono adoperate per la costruzione della Chiesa attuale e per l’ampliamento della Canonica. Solo nelle piante catastali se ne può vedere la forma perimetrale della superficie occupata. Nel 1300 e nel secolo successivo la Chiesa di Santa Lucia e il paese di Luciana subirono le conseguenze della guerra tra Pisa, Firenze, Volterra e i Visconti di Milano. Questa lunga guerra provocò nelle nostre colline infiniti disastri. Gli eserciti mercenari, al soldo delle opposte fazioni, nelle loro frequenti scorrerie attraverso la campagna per approvvigionarsi di grano e di bestiami, saccheggiavano, incendiavano e uccidevano con ferocia. La popolazione locale allora fu costretta ad abbandonare le colture dei campi per ritirarsi in luoghi fortificati e più sicuri. Le paludi invasero le vallate, gli acquitrini e le acque stagnanti ammorbarono l’aria, le strade furono ridotte a pantani impraticabili e le Chiese, rimaste deserte, furono abbandonate. Il Vicario Generale del Vescovo di Lucca, in una lettera al suo Vescovo nel 1348, descrivendo la situazione delle Colline Pisane, riferisce come su venti Chiese visitate ben 14 erano rimaste senza sacerdote a causa della pestilenza e che “tutte dette Chiese poi, per cagione della guerra, fossero ridotte quasi allo sterminio”. Nel 1406 Pisa fu dai suoi Signori mercanteggiata e venduta a Firenze, con tutto il suo territorio, le fortezze, i palazzi, i castelli. Dovunque si dovette fare atto pubblico di sottomissione alla Repubblica Fiorentina e Luciana si sottomise il 20 ottobre dello stesso anno, per mezzo dei suoi procuratori: Michele di Pupo, Marco d’Orso e Giovanni di Colo. Scomparvero le Chiese di San Lorenzo in Aula, San Giusto di Saletto, San Pietro e San Martino di Pagliata che nel 1440 furono unite alla Chiesa di Luciana. Nel 1470 fu soppressa anche la Chiesa di Luciana e riunita alla Chiesa di San Giovanni in Scotriano. Nel 1476 anche la Chiesa di Sant’Andrea di Postignano venne unita a quella di Luciana. Nel 1492 la Chiesa di Luciana fu riaperta e unita a quella di Santo Regolo. Contro il dominio di Firenze scppiò una prima ribellione nel 1431, quando molti castelli delle Colline Pisane sperarono nell’aiuto di Niccolò Piccinino, generale del Duca di Milano, F.M. Visconti, comparso nel territorio con numerosa fanteria, al comando di Antonio da Pontedera. Questa ribellione ebbe però breve durata perché Firenze corse subito ai ripari e nello spazio di un anno riconquistò tutti i castelli ribelli, ordinando la distruzione delle loro fortificazioni. La ribellione di Castellanselmo fu domata il 5 aprile 1432 e il suo castello fu saccheggiato e bruciato. Più grave e sanguinosa invece fu la seconda ribellione, provocata dal passaggio attraverso l’Italia di Carlo VIII, re di Francia, che con un forte e ben armato esercito era diretto alla conquista di Napoli. Il 9 novembre 1494 giunse alle porte di Pisa e i pisani, cacciati ministri , ufficiali e soldati fiorentini, offrirono la Signoria della città a Re Carlo. La ribellione divampò subito nei borghi e nei castelli del territorio pisano e la Croce pisana, fatta giungere ovunque, come segno della libertà riconquistata, eccitò gli animi ed accese in tutti entusiasmo e speranza. Anche questa volta la reazione di Firenze non si fece attendere e nel gennaio del 1495 cominciò la guerra per la riconquista dei castelli che le si erano ribellati. Pisa allora chiese aiuti a Milano, Venezia e Genova e li ottenne, ma si innescò così uno scontro di proporzioni più grandi e più sanguinose e si moltiplicò sul territorio pisano la presenza di bande mercenarie, feroci e sanguinarie. Santo Regolo e Luciana, questa volta, si trovarono coinvolti più direttamente nel conflitto . Infatti, negli ultimi anni, Firenze si era aperta una strada attraverso le Colline per raggiungere il porto di Livorno. Questa strada partiva da Pontedera, passava da Ponsacco e per Lari e Crespina si immetteva nella vecchia Via Livornese per Montalto di Fauglia e attraversata la Val di Tora , si dirigeva per la Val di Conella  tra Luciana e Pagliata, passando sotto Santo Regolo verso le Parrane e di qui a Livorno. Il possesso dei castelli e delle fortezze lungo il tragitto rendeva sicuro il transito su questa via e quindi il Castello di Santo Regolo che dominava il passaggio obbligato nella valle sottostante, venne a trovarsi in una posizione strategica di primaria importanza. Il Castello di Santo Regolo era un antico fortilizio militare, ricordato anche in una bolla di Papa Alessandro II del 1178. Si ergeva imponente sulla cima del poggio omonimo , il più alto di tutti colli intorno (143 metri) a circa un chilometro di distanza a mezzogiorno di Luciana. Aveva la figura quasi quadrata, da mezzogiorno a tramontana, con una lunghezza di metri 40,80 ed una larghezza di metri 36,20. Le sue mura avevano lo spessore di cm. 97 ed erano costruite in pietre squadrate. Era difeso da una doppia cinta di mura ed aveva nel mezzo una cisterna per l’acqua e capaci depositi di grano. Per mezzo di tre torri situate: una in località detta “Poggio alla Guardia” la seconda a Postignano e la terza in località detta “al merlo” al di là della Tora, dominava tutte le vallate e le strade di accesso alle Colline Pisane. I Pisani e i Fiorentini se lo contesero ferocemente, perdendolo e riconquistandolo più volte alternativamente in quegli ultimi anni. Fu nel 1498, e precisamente il 20 maggio, che il Castello di Santo Regolo si trovò al centro di un episodio militare di notevole importanza. I soldati fiorentini, usciti in massa dal castello per attaccare un contingente di soldati pisani di ritorno dalla Maremma, furono sorpresi nella sottostante Valle di Conella, in località detta oggi “Malacoda”, dalle milizie pisane giunte in soccorso, guidate da Tommaso Zeno. Si accese così una sanguinosa battaglia che si concluse con una terribile strage e con la sconfitta dei fiorentini. Numerosissimi  furono i soldati uccisi e molti famosi condottieri fiorentini furono fatti prigionieri. Per questa vittoria a Pisa si fecero grandi feste, si suonarono le campane di tutta la città per tutta la notte e si fecero fuochi in segno di allegria. Gli storici dell’epoca come il Sanuto e il Macchiavelli ed altri, descrissero nelle loro memorie questa battaglia chiamando la sconfitta dei fiorentini: “la rotta di Santo Regolo”. A questo fatto seguirono una serie di vendette e di rappresaglie e Pisa fu stretta da un durissimo assedio che durò molti anni. Terminata la guerra tra Pisa e Firenze e tornata finalmente la pace nelle Colline Pisane, i paesi e i borghi cominciarono gradatamente a ripopolarsi, le paludi vennero prosciugate, l’agricoltura fu ripresa, le strade rese praticabili e la malaria fu allontanata. Tutto questo si ebbe per merito di una serie di decreti e di editti emanati dal governo dei Medici in Toscana, che favorirono l’insediamento nella zona di molte famiglie, privilegiando i residenti con il condono di debiti e di pene, con l’esenzione da tasse e da gabelle e con la concessione di molte libertà. Anche Luciana tornò a popolarsi e ad assumere l’aspetto di un paese unito attorno alla sua Chiesa. Nel 1538 alla Chiesa di Santa Lucia di Luciana fu unita la Chiesa di Santo Regolo e nel 1552 le furono unite anche le Chiese di Santa Maria di Castellanselmo e di San Giusto di Marrana, ma non si sa fino a quando le stessero unite. Nel 1570 alla Chiesa di Luciana fu unita la Chiesa di Sant’Andrea di Postignano e formò con questa e con Santo Regolo un'unica comunità. Nel 1575, essendo stata soppressa la Pieve di San Giovanni in Scotriano, il popolo di Luciana chiese ed ottenne per la sua Chiesa il Fonte Battesimale. Questo, a quel tempo, si trovava soltanto nelle Pievi, dove col Battesimo veniva effettuata anche la registrazione delle nascite. Nel 1577 fu eretta a Luciana la “Compagnia” col titolo “Del S.S.mo Corpo di Cristo e di San Sebastiano”. L’edificio della nuova istituzione fu costruito accanto alla vecchia Chiesa, ma col passare del tempo, minacciando rovina, venne costruito nel luogo dove si trova attualmente. Il rifiorire della vita nelle colline ebbe una battuta di arresto nel 1633 a causa del rapido diffondersi della peste ovunque in Italia. Questa epidemia terribile, che portava alla morte in poco tempo, fece purtroppo le sue vittime anche a Luciana. Si legge infetti in una memoria che l’Arcivescovo di Pisa , avendo trovato questo paese con pochi abitanti e senza il parroco, ne raccomandò la cura delle anime al Pievano si Lorenzana. Passato poi il flagello della peste e tornata la popolazione ad abitare il paese, il Pievano di Lorenzana  considerò ancora valido il provvedimento dell’Arcivescovo e il Curato di Luciana ancora oggi soggetto alla sua giurisdizione. Ciò non fu accettato dal Curato di Luciana e tra i due parroci nacque un contrasto che durò fino al 1749, quando la Chiesa di Luciana fu elevata al titolo di Prioria, cioè soggetta direttamente all’Arcivescovo.
Intanto col passare del tempo, la popolazione della Parrocchia di Luciana andò sempre aumentando. Anche dai registri parrocchiali a partire dal 1663, data della prima registrazione, dopo un secolo , il numero degli abitanti risulta quasi triplicato. La vecchia piccola Chiesa di santa Lucia si dimostrò allora insufficiente e nel 1740 fu deciso di demolirla per costruire quella attuale, di lato alla prima, in uno spazio leggermente più basso. La nuova Chiesa, di dimensioni più grandi, aveva in origine la misura di m.17 di lunghezza e m. 8,75 di larghezza. Era un'unica navata, non aveva le cappelle laterali che furono costruite in seguito, ma solo una stanza esterna, a sinistra dell’altare, per uso di Sacrestia. Oltre all’Altare maggiore, di marmo di massello e di bella fattura posto al centro del presbiterio aveva due altari addossati alle parete laterali. Questi due altari furono tolti in epoca recente per ricavare maggior spazio all’interno della Chiesa. Ai lati dell’altare maggiore erano state ricavate due sepolture: a destra per i bambini e a sinistra per gli adulti. In queste sepolture si continuò a seppellire fino al 1788, quando fu benedetto il nuovo cimitero di Luciana. Il Parroco che si addossò il compito e gran parte dell’onere finanziario  della costruzione della nuova Chiesa fu il M. R. Dott. Ferdinando Santini . Egli potè contare sull’aiuto di tutta la popolazione, sui contributi di molti benefattori, in modo particolare del Sig. Alessandro Bichi e sugli auspici dell’Arcivescovo di Pisa Francesco Guidi e del patrizio pisano Nicola Rosselmini, così come risulta scritto su una lapide di marmo murata nella vecchia sacrestia. La nuova Chiesa fu solennemente benedetta dal Parroco stesso, autorizzato a compiere questo atto, il giorno II dicembre 1740, come risulta da una memoria scritta nei registri dell’archivio. Il Rev. Ferdinando Santini, primo Priore di Luciana, morì il 13 marzo 1751 e fu sepolto nella Chiesa da lui costruita ai piedi dell’altare laterale di destra. Recentemente, durante un lavoro di restauro al pavimento della Chiesa è stata ritrovata la sua sepoltura. Il campanile attuale fu costruito nel 1836, fino a questa data le campane avevano suonato dal vecchio campanile dell’antica Chiesa demolita. Le tre campane sono state fuse nel 1756, ma la mezzana danneggiata dall’ultima guerra  è stata rifusa nel 1949. Nel 1846 una violentissima scossa  di terremoto devastò  tutti i paesi delle Colline Pisane, in modo particolare Orciano che risultò l’epicentro del sisma. Anche Luciana subì gravissimi danni e la Chiesa fu resa inagibile. Si legge in una memoria del parroco Don Giuseppe Forti: “il giorno 14 agosto 1846, all’ora una pomeridiana, col cielo sereno e non eccessivamente caldo, tutto a un tratto si fece sentire un’orribile scossa di terremoto, prima di concussione, poi di ondulazione, con fierissima romba e scosse questa e altre circonvicine colline, mandò a terra i fabbricati e seppellì nella sua rovina gran quantità di popoli e bestiami, rese la Chiesa la canonica e il campanile inservibili ed io scrivo queste disgrazie memorie sotto il tetto della loggia del carro dove mangio e dormo”. I morti a Luciana furono sette. Dieci anni dopo la Chiesa era restaurata e il Priore Don Nicola Del Guerra ne pose la memoria scritta sotto l’edicola di Santa Lucia, dietro l’altare. La Cappella della Madonna del Rosario venne costruita nel 1888 e la sacrestia, che era in quel luogo, venne rifatta in una stanza accanto. L’ulteriore aumento della popolazione di Luciana che agli inizi di questo secolo era quasi triplicata rispetto a quella del 1740, fece diventare insufficiente anche questa Chiesa e nei primi anni del 1900 fu demolita la facciata dell’edificio e ricostruita cinque metri più avanti, facendo così congiungere la Chiesa con la canonica ed assumendo la stessa la configurazione che conserva tutt’oggi.

 

Via S.Lucia Loc. Luciana


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